sabato 26 gennaio 2013

Mani dietro alla schiena


La prima notizia è che il capitano del Forlì domani sarà regolarmente in campo. Non so come farà a giocare, onestamente: non riesce a parlare, ha i due punti ancora cuciti sul labbro. Ma Mordini è squalificato, speriamo Sozzi non prenda una gomitata dopo 5 minuti.

La seconda notizia è che Luca Di Bartolomei, il figlio del mitico Agostino, ha fatto dei complimenti sinceri al capitano del Forlì, per la straordinaria passione che mette per la squadra della sua città e per il modo in cui vive il calcio. Non erano frasi di circostanza: Luca, avvocato di 30 anni, aveva appena sentito leggere la lettera scritta da Sozzi, che potete gustare anche voi qui sotto. E' bella, fidatevi.

Buonasera a tutti, sono molto dispiaciuto di non poter intervenire in questa serata anche perché sarebbe stato sicuramente emozionante parlare davanti ad una platea con un peso specifico di questo tipo, d'altronde qui ci sono addetti ai lavori che hanno fatto e fanno tuttora la storia del calcio italiano.
Ringrazio quindi l'avvocato Pinzari per sostituirmi ma soprattutto dell'invito nel quale avrei docuto fare un piccolo intervento su quello che oggi è l'approccio al calcio, da parte di un bambino.

Ho avuto una carriera dilettantistica, che mi ha dato e mi sta dando tante soddisfazioni soprattutto con la maglia della mia città conquistando 3 promozioni in 5 anni e riportando il Forlì nei professionisti. Negli anni precedenti ho sudato e lottato nelle categorie inferiori con la speranza prima o poi di tornare nella squadra della mia città dove avevo fatto il settore giovanile tanti anni prima.

In quegli anni ho allenando una squadra pulcini e devo dire che è stata una esperienza piacevole che mi ha dato tanto ma allo stesso tempo mi ha servito quella che è la realtà di oggi.

Liedholm nel libro parla della poca voglia di sacrificarsi dei giovani facendo riferimento ai 5km in bici per andare ad allenarsi, anch'io 25 anni fa facevo 3 km in bici o a piedi per andare ad allenarmi, ma erano altri tempi, oggi la società non lo permette non trasmette la  tranquillità giusta credo ai genitori per lasciare un figlio di quell'età andare solo al campo. Ma il problema che siamo all'eccesso tanto che a me capitava che un genitore portava la borsa, lo vestiva, gli allacciava le scarpe, faceva la doccia ect...
Io ero sbalordito perché, è li che un bambino inizia a formarsi, a prendersi le sue responsabilità, la confidenza con i suoi "attrezzi" , a vivere lo spogliatoio che poi è un momento ludico - sociale.
E quindi sono iniziate le prime lotte con i genitori che ovviamente si ripercuotevano anche sui bambini.

Un altro problema che i bambini di oggi hanno enormi problemi motori e coordinativi, Liedholm parlava che hai suoi tempi l'educazione sportiva scolastica volgeva su ogni tipo di disciplina, oggi oltre aver una scarsa educazione scolastica i bambini fanno le rovesciate alla play station, alla Wi o sull'i-phone, quindi un genitore deve capire che la partecipazione del figlio oltre ad essere importante come istruzione, disciplina abnegazione che servirà poi anche nella vita, e' utile anche a livello fisico, indipendentemente che suo figlio giochi poco, molto o tanto, ma l'importante che lo faccia divertendosi e scegliendo di farlo.

Nel libro una frase dice: sono convinto che lo sport sia un modo di vivere.

Su questa frase si potrebbero aprire mille scenari ed interpretazioni, prendo spunto solamente per dire che lo sport e' uno stile di vita quando lo vivi come la vita. Con alti e bassi, vincendo e perdendo senza mai rassegnarsi o abbattersi.
 Vincere e perdere. questo dobbiamo insegnare alle nuove leve. il saper perdere, accettare la sconfitta, accettare un richiamo, una punizione, una decisione arbitrale, un errore, non ingannare glia altri. tutto questo si chiama fairl-play.
La nostra bandiera cittadina il Nostro Ex Capitano Alberto Calderoni, sta portando avanti nelle scuole del nostro territorio un progetto proprio sul FairPlay, dove non si parla ne di calcio ne di qualsiasi altro sport, ma solamente di regole, comportamenti, ma soprattutto gesti, gesti di FairPlay .
Questo credo sia la strada giusta per i nostri figli, per i futuri calciatori, o per chi pratica sport, ma i primi gesti di FairPlay che emulano i nostri figli sono i nostri, di noi padri, di noi istruttori di noi calciatori, di noi che dobbiamo dare l'esempio.

Per questo se riuscirò a giocare domenica, visto il piccolo infortunio, cercherò di dare esempio, imitando il modo con cui Agostino di Bartolomei, un vero capitano, un vero esempio, si rivolgeva all'arbitro, con le mani dietro alla schiena.

Segnalo anzi sottolineo l'ultima frase. Domani godiamoci un Sozzi versione Di Bartolomei: mani dietro alla schiena come faceva per rispetto nei confronti dell'arbitro il 10 della Roma che nel 1983 - io avevo 3 anni, Sozzi 5 - riportò lo scudetto nella capitale. Qui qualche foto della serata.  

Ricordando Ago



Io stasera alle 18 sono all'Hotel della Città per la presentazione di questo libro. Si intitola 'Il manuale del calcio' e raccoglie gli appunti lasciati da Agostino Di Bartolomei e ritrovati dal figlio Luca, che sarà presente. Ci sarà anche Sozzi, ma il labbro tumefatto per uno scontro di gioco gli impedirà di raccontare la sua esperienza da capitano (domani con la Giacomense sarà regolarmente in campo). Marco ha scritto comunque una bella lettera che sarà letta in sala, e che poi pubblicherò qui sul blog.

Se avete voglia di fare un salto, secondo me merita.