sabato 26 aprile 2014

Andiamo a Porto Tolle?



Sì lo so, non è che l'entusiasmo sgorghi da tutti i pori. La trasferta di Rimini avrebbe abbattuto il testosterone anche al più ebbro degli ultras. E neanche l'effetto bandwagon vi calamiterà al Comunale di Porto Tolle, domani: quanti amici vi hanno detto in questi giorni 'Dai, salta su! Sarà una partita che non dimenticherai mai'? Zero. Il carro del vincitore non sembra avere appuntamento al Morgagni quest'anno. Lo so, lo so. L'ultima vittoria che abbia smosso qualche millilitro di adrenalina risale al 2 febbraio, 2-0 al Bassano nel fangone. E ottantacinque giorni sono lunghi anche per il più eccitabile degli amanti. Lo so.

Però ce l'eravamo detti che quest'anno, questo stramaledetto campionato sarebbe stato durissimo, un inferno fino all'ultima giornata. Ce lo siamo detti cento volte quindi non facciamo i finti tonti, i cinici, gli scontenti barra sfigati a prescindere. Orgoglio cazzo, orgoglio.

La società, diciamoci anche questo, avrebbe potuto mantenere la Seconda Divisione - che è il 99% della storia del Forlì - per i prossimi venticinque anni se Macalli non avesse ordinato la riformona malefica. Il Forlì ha dovuto fare velocemente un altro passo, un passo bello grosso direi al limite della gamba, ha accettato di farlo e ci sta provando. E' una società fatta di gente che non ha mai vissuto questo tipo di pressioni, hanno fatto milleduecento errori più uno ma ci stanno provando, hanno speso perfino troppo, soci e dirigenti ci stanno mettendo la faccia. Rossi oggi ha detto che la sua squadra non ha mai mollato: è vero anche questo. Ha limiti, molti, e perde, spesso, ma ci prova. 'Non ha mai preso un'imbarcata' ha ricordato il mister. Non ci avevo pensato, è vero anche questo. Poteva succedere in certe partite ma non è successo. E un motivo magari c'è.

Io domani vado a Porto Tolle. Niente scuse, ce l'eravamo detti che sarebbe stato un inferno e adesso è il momento di ballare a piedi scalzi sulle fiamme. A casa non si sta.